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Con queste poche righe invito i visitatori ad una riflessione auguro sul tema delle terre e dei diritti collettivi, troppo a lungo dimenticato in Piemonte... Auspico anche una riflessione culturale che coinvolga in primis le istituzioni pubbliche nel governo del territorio, alla luce di quel federalismo che dovrà costruire nuove regole di identità e sopravvivenza, di rappresentanza ed autonomia democratiche. Questo cambiamento può diventare, quasi in modo paradossale, l’opportunità di ripensare alla gestione dei beni comuni e della montagna?
Nell’era del consumismo è prevalsa la logica del profitto, offerto dalla pianura industrializzata e dalla città comoda, che hanno soffocato per fame la montagna nella sua economia equa e solidale costruita sulla dignità dell’uomo e la sua naturale simbiosi con la terra. Promuovere la discussione per formare quella capacità politica che è mancata in gran parte della montagna italiana, in quelle zone marginali, come in alcune valli cuneesi, dove lo spopolamento ha avviato un processo con effetti negativi a catena, di cui solo oggi si delinea lo scenario.
Allora come ridare vita alla montagna?
Occorre anzitutto far sì che la montagna rimanga abitata tutto l’anno, non come una riserva indiana, ma neppure pensando ad una città “di montagna”, ma riconsiderare quanto di più prezioso la montagna stessa da sempre rappresenta: l’ambiente, le risorse, la vita e la libertà culturale.
Dobbiamo trarre viva sintesi dalle buone governance, partendo dalla terra comune come diritto insopprimibile degli abitanti della montagna, aprendola e mai isolandola con confini artificiosi, favorendo il confronto culturale e la continuità della storia, che portino a scegliere nella modernità le capacità di rinnovarsi, come è accaduto nella nostra comunità con la ri-nascita del Comitato e la comune esperienza della lavanda.
Per queste ragioni dobbiamo avere il coraggio delle scelte. Non tanto stare a guardare con mera superficialità o rassegnazione, o peggio ancora offrire ad altri una delega in bianco, ma partecipare al cambiamento in modo consapevole e responsabile, senza mai dimenticare il ruolo e l’identità comune della montagna.

Daniela Risso
Presidente dell’ASBUC-Frazionale di Andonno